Ci sono cose della nostra esperienza che, malgrado la patetica ostinazione con cui ci ostiniamo a mantenere un’idea integra di noi stessi, svaniscono nell’oblio e, dopo averci magari torturato per tanto tempo, se ne vanno senza averci cambiato minimamente dentro, lasciandoci solo il residuo di un sordo logorio, come code sull’autostrada, che ci bloccano di sorpresa, ci coinvolgono, ci costringono a ripensare ai nostri piani, e subito scivolano nell’oblio nel momento in cui spariscono, ineludibili ed effimere, evanescenti e tenaci metafore della nostra memoria a singhiozzo. Realtà vissute come parentesi, presenze senza memoria, esperienze intense e vacue. Non le consideriamo nell’orizzonte della nostra esperienza ma ci sono. E noi siamo con loro. Costantemente. Mentre cerchiamo una via d’uscita, mentre facciamo progetti, mentre cerchiamo di migliorare, noi siamo immersi in questa enorme, inafferrabile e invisibile coda sull’autostrada. Bloccati da una contingenza inaspettata, con la convinzione che la nostra vita sia altrove. Cosa resterà del nostro lavoro quando lo avremo lasciato?
Cosa resterà dei nostri amori quando se ne andranno? Cosa resterà delle nostre case quando traslocheremo, dei nostri paesi e città quando fuggiremo? Cosa è rimasto delle nostre scuole, dei nostri maestri, dei nostri parenti, della nostra cultura, dei nostri grandi traumi, delle nostre piccole conquiste? Hanno lasciato un segno nella nostra carne o sono svaniti, e noi con loro? Forse sono presso di noi, e siamo addirittura noi stressi il segno tangibile, ultimo della nostra storia privata e della nostra Storia collettiva? Siamo noi l’unica testimonianza, la sintesi dell’insieme di contingenze che ci sovrasta, che ci ha sempre sovrastato, padrone incontrastato delle nostre vite? O non è forse un’illusione, la nostra, di poter conservare la nostra esperienza, la nostra integrità, la nostra memoria, di poter far tesoro delle cose che oggi ci sembrano così nitide davanti ai nostri occhi, così naturali nella loro presenza quotidiana, cose che non abbiamo scelto e che dimenticheremo, passando attraverso la vita più velocemente dei rifiuti che produciamo?
Amici persi per disattenzione, città abitate senza passione, case ed esistenze anonime, incontri casuali che si trasformano in destino, immagini che si fanno nebulose, convinzioni che non mettiamo più alla prova da troppo tempo. Fantasie arrugginite. Frammenti non ricomponibili della nostra vita destinati all’oblio. Perché noi non siamo padroni del nostro passato più di quanto non lo siamo del nostro futuro. Il presente è la nostra unica dimensione, questo presente che i manipola e si prende giuoco di noi, restituendo a noi stessi un’identità costruita per sottrazione dalla cose che abbiamo dimenticato.
Quando anche questa ennesima coda nella nostra autostrada si scioglierà, allora e solo allora potremo accorgerci di cosa è rimasto, e forse sarà solo quello che, nel bene o nel male, abbiamo deciso di scegliere. Quello sarà il nostro residuo di necessità che permane una volta evaporato il mare delle nostre contingenze.