Non posso che sottoscrivere il corsivo di Michele Serra su “La repubblica” di oggi, che è riuscito a strapparmi una risata amara, liberatoria e inaspettata in questa assonnata e piovosa mattinata romana. Non posso evitare di riportarne almeno la conclusione:
Ci fu un tempo in cui […] le cose non solo andavano male, ma avevano un quid di pazzia, di surrealtà, di rovinosa perdita di controllo, e ci si svegliava la mattina chiedendosi se era proprio vero, e come era stato possibile. Alla politica, per quanto mi riguarda, chiedo onestà, passione, speranza, ma moderatamente. Le chiedo soprattutto, dopo questa esperienza, di riuscire ad annoiarmi, di passare, almeno ogni tanto, inosservata, come una routine, come una cosa necessaria e non straordinaria. Che si possa tornare ad aspettare i titoli de un qualunque tg senza aggrapparsi ai braccioli della poltrona.