La ragazza del due di picche non ride mai, e nessuno l’ha mai vista piangere. Però sa sorridere. Come una Gioconda, ci guarda in modo enigmatico e resta – spinozianamente – in ascolto del Mondo intero, mentre annuisce leggermente con la testa, in modo molto composto. La ragazza del due di picche è molto, molto, composta. E ci ascolta parlare, tra una telefonata e l’altra, facendoci domande appropriate.
Volenterosa ma distante, con un appena accennato senso dell’ironia, ci lascia soltanto intuire una qualche profondità d’animo, che mai darà alla luce qualche cosa di più di un vago assenso alle nostre sudate cavalcate interiori. Solo per educazione prova a lasciaris contagiare dai nostri entusiasmi terrestri, che in breve tempo riesce da trasformare in poveri giochi per minorati mentali. Una volta liquidati e ridotti alla loro nudità può appropriarsene, rendendoli parte del suo mondo, un mondo inabitabile per chiunque altro.
Generalmente conformista e scarsamente interessata a ciò che la circonda, la ragazza del due di picche non esprime alcun vero talento, né alcuna genuina passione, ad eccezione di una sorta di “capacità di assorbimento” che è la sua unica, autentica inclinazione.
La ragazza del due di picche sogna l’ultimo moicano e generalmente sposa un commercialista. Nel frattempo, vive in una terra di mezzo scossa da continui movimenti tellurici, che poco alla volta radono al suolo ogni cosa. La donna del due di picche desidera un uomo deciso. Ma non troppo. Ama i cuccioli, le tenerezze, l’acqua minerale non gasata, le bancarelle. Non si veste in modo vistoso. Non ha desideri, se non quello di essere eternamente desiderata. Qualunque persona sana di mente intuirebbe, in questa posizione, una sorta di inferno esistenziale. Tuttavia, questa condizione di perenne insoddisfazione, di totale e a mala pena trattenuta instabilità viene attribuita, dalla donna del due di picche, ad una sorta di fatalità naturale, legata ad apocalittici episodi del suo passato che, la rendono, a suo dire, incapace di amare veramente.
Nel contempo, però, la ragazza del due di picche sfodera un imperturbabile e angelico visino, con il quale viene a cercarci come un animale ferito. Ha continuamente bisogno di essere protetta, stabilendo in questo modo la sua superiorità su di noi. Questa protezione serve, alla ragazza del due di picche, per trovare la forza di condividere con noi tutti i suoi drammi, come quello di non sapere chi ella sia veramente. Nel frattempo si concede, ampiamente ma con circospezione, a persone che non hanno la minima idea di che cosa le passi per la testa, cosa della quale la ragazza del due di picche è contenta.
La ragazza del due di picche è, ovviamente, troppo distante da se stessa per poter essere avvicinata da chicchessia: in questo le nuove tecnologie vengono in aiuto della ragazza del due di picche. Grazie a mail, messaging ed sms è in grado di conservare semi-rapporti per un tempo indefinito. Come Penelope, imbastisce e distrugge storie nel giro di una giornata a colpi di emoticons, puntini di sospensione e punti esclamativi. Scatena tempeste, allevia ferite, racconta bugie e si muove enigmaticamente come in un teatro dell’assurdo. Nel momento in cui nessuno degli attori in scena è più in grado di capire come stiano le cose è arrivato, per la ragazza del due di picche, il momento di una nuova avventura.
Il più delle volte è frigida.