L’ultima newsletter di Gerry Mc Govern solleva un tema cruciale (e ne parlavamo proprio ieri a lezione): se non garantiamo agli utenti la libertà di fare le cose per le quali arrivano sul sito dannegiamo noi stessi e gli utenti. Non pensate che questa cosa riguardi solo i siti web esterni: riguarda, a maggior ragione, le intranet aziendali. Dato che è un tema molto importante vi riporto un pezzo dell’articolo (tradotto da me):
Molti dipendenti vedono l’organizzazione come una cosa distinta da quello che sentono di essere. Vedono l’organizzazione come un’entità che ha obiettivi, priorità e scadenze diverse dalle loro. Queste persone sono letteralmente “buttate fuori” da Intranet piene di messaggi del vertice che dicono loro che cosa dovrebbero fare per transformarsi in “buon personale”.
I dipendenti amano le intranet fatte per loro, che parlano la loro lingua. Amano le intranet che permettono loro di svolgere meglio il loro lavoro. La intranet resta uno spazio web; ovvero un riflesso di un mondo in cui le persone hanno più potere. I dipendenti amano questo. […]
Permettere alle persone di fare le cose di cui hanno bisogno per lavorare dovrebbe essere il l’obiettivo cardine del vostro sito. Il vostro successo è legato al successo dei vostri utenti nel completare i compiti per i quali vi stanno visitando.
E difficile per me esprimere quanto mi trovi d’accordo con questa posizione. Forse possiamo trarre alcune conseguenze da questa riflessione:
1) La intranet non è la voce del padrone, non è fatta per comunicare dal vertice alla base, non è un ennesimo e tirannico sistema per trasferire messaggi alla truppa. E’ un sistema di comunicazione basato sul consenso e l’interesse di chi vi accede.
2) La intranet non è uno strumento coercitivo: nessuno può impore ai dipendenti di leggere o navigare qualche cosa che non gli interessa. Pubblicare qualche cosa che interessi le persone dovrebbe essere la vostra prima preoccupazione.
3) non pensate che quello che avete pubblicato verrà preso come oro colato dai dipendenti. Se non è interessante per loro non dovranno fare neanche lo sforzo assumere una faccia di cortesia: si faranno una risata e passeranno ad altro.
4) Non pensate che qualche cosa verrà letto solo perché è stato pubblicato. Comunicare in intranet è come lanciare messaggi in una bottiglia, non come sparare cannonate di parole sulla gente.
5) Prima di pensare agli effetti benefici o malefici di quello che pubblicate, prima di preoccuparvi dell’opportunità o meno di certi contenuti “scomodi” che vi spaventano tanto, pensate a farvi leggere: una intranet che non ha accessi quotidiani da parte dei colleghi è morta. E voi non volte che muoia, giusto?
6) L’utilità deve essere il vostro primo obiettivo, anche se questo pregiudica la presunta “eleganza” del vostro spazio: meglio una cucina calda ben attrezzata e confortevole che un salotto freddo, aristicratico e inabitabile dai comuni mortali. Tenete a basa le smanie paternalistco-efficentiste dei vostri mnager e date servizi, servizi, servizi.
7) La intranet è uno spazio che si adatta alle esigenze dei singoli. E’ un terreno di libertà e di auto-organizzazione dei percorsi. Favorite questa caratteritica invce di ostacolarla in tutti i modi. Le persone sono più sveglie delle strategie software da quattro soldi.
8) Non progettate i contenuti pensado che le persone dovranno andare lì e poi dovranno andare là e successivamente dovranno fare questo e quello: potreste restare molto ma molto delusi. Cercate di capire che cosa le persone “fanno realmente”, e adattate il vostro progetto di conseguenza.
Ora, c’è qualche massima più generale che possiamo trarre da queste considerazioni? Forse ciò che dobbiamo imparare assomiglia a quello che i taoisti chiamano il “principio della cedevolezza“: imparare a seguire consapevolmente le venature delle cose senza opporvisi. E anche nelle intranet ci sono caratteristiche naturali, particolari “venaure” che non si possono violare senza violare la natura stessa dell’oggetto.
Seguite queste venature e sarete facilitati. Opponetevi, e nevigherete costantemente contro gli elementi. E una di queste ventaure, guarda caso, è proprio la libertà delle persone e la loro auto-organizzazione.