Una bella riflessione di Antonio Spadaro sulla letteratura italiana di oggi, pubblicata su Asterione (come l’ho scovato? Vattelapesca). Ma soprattutto un interrogativo, che è anche un mio interrogativo: che statuto hanno le storie?
Le nostre storie, le nostre narrazioni, sono forse una gratuita, necessaria e forzosa introduzione di senso nella Storia, quella storia che non ha di per sé alcun senso, sono solo l’espressione della nostra “vanità di spiegare” (TondelIi) o sono invece la rappresentazioni più viva, forse l’unica rappresentazione possibile di una verità per altri versi inattingibile?
Illusione, vanità, hybris, o estremo limite della nostra esperienza? Spadaro cerca freschezza e innocenza, e io vedo in questa freschezza la stessa materia di cui parlava Calvino quando, a proposito di leggerezza diceva, se non ricordo male, che “è quella disposizione d’animo che dissolve il dramma del Mondo in malinconia e ironia”. Una freschezza che oggi fatichiamo a ritrovare. L’articolo è qui.