Come ho più volte sostenuto, tutto ciò che ha importanza per noi non avrebbe senso se non in rapporto ad ampie dosi di vuoto. Soprattutto nella comunicazione, nulla di ciò che esprimiamo avrebbe importanza senza questo elemento intangibile e potente. E non è detto che il vuoto vada per forza riempito. Il vuoto sta lì, a nostra disposizione per essere plasmato (e plasmare) la nostra comunicazione.
Pensate alle pause retoriche nel discorso, agli spazi vuoti nelle pagine web, al rarefatto stile narrativo di alcuni autori americani contemporanei (Carver, Ford, tanto per citarne due tra i più noti), alla necessità di non sovraccaricare una slide di troppo testo.
Il vuoto. Senza un buono uso di questo elemento non c’è comunicazione. E lo stesso vale per la musica. A questo proposito vi segnalo, da scaricare, una bella dispensa di Piero Quarta: “Il silenzio in musica“, che trovate sul sito della Scuola Popolare di musica di Testaccio. Tra l’altro è analizzato il famoso assolo di Miles Davis in “so what”, clamoroso esempio di uso del silenzio e delle pause nella costruzione della frase musicale. Per appassionati, ma non solo…