“La scena è in Polonia, vale a dire dappertutto”.
Un inizio che è già di per se un saggio. E’ una tante perle che si possono trovare negli scritti letterari di Foucalult. Qualcuno di noi, incline più di altri a facili quanto furvianti analogie, potrebbe trovare in questo potente inizio qualche eco dello stesso web. E sbaglierebbe.
Perché, a dispetto della sua fisicità distribuità e della sua innegabile caratterizzazione topologica, (come ci spiega magistralmente Bolter ma anche, più modestamente, Ugo Volli) la Rete, oggi si pone esattamente agli antipodi di questa, soltanto abbozzata, atopia foucoultiana.
Perché la rete sarebbe così lontana dalla Polonia evocata da Foaucault? Non è forse, la Rete, dappertutto? E’ vero, la Rete è dappertutto, ma questa sua onnipresenza, quant’anche virtuale, non le impedisce di essere “luogo” prima di “spazio”, laddove la Polonia letteraria di Foucault è è, piuttosto, mero spazio senza luogo.
Non è un gioco di parole: è la stessa differenza che passa tra la hall di un aeroporto, mero spazio nel quale nessuno può sentisi a casa, e un qualsiasi angolo di Venezia (Venezia, dove ogni luogo ha un nome preciso che lo caratterizza: calli, corti ecc), nel quale ogni punto è Storia che risuona nel nostro sguardo.
La scena è il web, vale a dire un luogo preciso.
Questa determinatezza, questa collocazione in una dimensione che sociologicamente potrebbe essere definita con precisione (la Rete è, innanzitutto, il “Discorso di accompagnamento” della rete sul piano della discorsività collettiva, come spiega egregiamente Pier Cesare Rivoltella in un suo saggio), questa precisione non ha nulla a che vedere con la spazialità. E come se la spazialità, la spazialità geometrica e la spazialità della nostra percezione fosse messa fuori gioco. E allora che cosa fonda il “luogo”, questo luogo così preciso che non potremmo mai confonderlo con altri (non disturbarmi, sono in rete…é una cosa che ho trovato in rete…)?
La rete è innanzitutto uno scenario d’azione, ed è questa azione che fonda questo luogo inconfondibile. Una spazialità “contestuale”, legata alla nostra presenza attiva. Ineludibile. Reale. Questo “esserci” continuo, questa inclusione necessaria del soggetto fonda questo luogo senza spazio che è la Rete, che siamo tutti noi.
In realtà volevo parlare della nozione di “autore”, ma mi è scappato questo, Va beh, sarà per la prossima volta…:-)