Oggi è veramente un giorno strano per me.
Quando ho iniziato a fare questo lavoro di intranet manager avevo una serie di idee per la testa. Idee che riguardavano la collaborazione, le generazione di contenuti dal basso, l’autoregolazione, il prevalere delle conoscenze migliori, il mettere a fattor comune le esperienze, il bypassare le gerarchie e altre cose del genere.
Ho sempre sostenuto che una intranet dovesse aiutare le persone a lavorare attraverso la collaborazione e l’emergere di contenuti nuovi e interessanti, e che i “maga-portali” creati da una “redazione centrale” per una massa di inermi impiegati fossero solo una perdita di soldi e di tempo.
Ho sempre sostenuto queste cose; sapevo di avere intuito qualche cosa di profondo e di importante ma, a dire la verità, non avevo una chiara immagine di come tutto questo dovesse relizzarsi. Certo, con il web si possono fare molti tentativi, e io ho fatto molti tentativi usando il linguaggio, le metafore e la tecnologia di cui disponevo. Tutto sommato è andata abbastanza bene.
Oggi le cose sono cambiate, e quello che pochi anni fa poteva considerarsi visionario è oggi superato ampiamente dalla prosaica pratica corrente. Oggi abbiamo il linguaggio, le metafore e le tecnologie necessarie per fare tutto questo . Si chiama web 2.0.
Esiste un’azienda, a Seattle, di 1000 dipendenti, che ha creato una intranet totalmente 2.0. Le persone possono uploadare documenti e classificare le pagine aggiungendo i tag che preferiscono. I più popolari vengono evidenziati da una tag cloud e messi nella colonna di sinistra. Ogni dipendente ha la sua pagina personal, in parte riempita dall’alto e in parte aggiornabile da lui. Le persone non usano la mail ma un’istanza di Facebook per collagarsi tra di loro.
Il sito è un enorme wiki modificabile da chiunque. Le persone sono spinte a postare tutto il materiale che trovano in internet all’interno della intranet, usando Delicioous, Filkr e DIgg. Ogni dipendente può aprire un blog e i pipost più recenti appaiono nella home page. La home page stessa è costruita in modo da ospitare contenporaneamente contenuti generati dall’alto e contenuti emergenti.
Questo è l’articolo che ne parla, scritto da Andrew McAafee, un professore della Harvard Business School, e potete giurarci che è una delle cose più importanti scritte in questi ultrimi anni sulle inranet.
Leggetelo e studiatelo con attenzione: non sono sogni di un visionario, ma solo la coerente applicaizone concreta di quello che sta succedendo in giro.
Vi dico la verità: da una parte sono enormemente felice per questo ENORME passo in avanti e perché finalmente esiste un oggetto concreto che esprime tutte le aspirazioni che ho sempre avuto sulla intranet. Ma dall’altra sono anche un po’ storidito per aver pensato per anni a qualche cosa senza possedere un repertorio adeguato per esprimerla. Repertorio (di pratiche, metafore, tecnologie) che oggi comincia a diventare moneta corrente (anche se non in italia).
Per questo oggi è un giorno veramente strano per me.