Io con un libro di Franco Carlini ci andavo avanti per anni.
Nel senso che c’erano sempre talmente così tanti stimoli, così tante riflessioni importanti e originali che potevo tirare avanti per anni parlandone a lezione senza timore di apparire scontato o superato dai fatti. Un pregio riservato solo ai veri pensatori.
Franco era sempre oltre, anzi, come dicevamo spesso con Leuca, era sopra. Riusciva a vedere le cose come dall’alto e a prenderle da un’angolazione che a tutti noi (e sottolineo tutti) sfuggiva. Noi che ci occupiamo di web, di comunicazione, di nuove tecnologie, noi che ci barcameniamo di fronte a tutte le ultime novità del momento avevamo sempre qualche cosa da imparare dalle sue riflessioni, così pulite, coraggiose, oneste, e così poco invischiate con l’euforia isterica da cui tutti noi spesso ci lasciamo sedurre.
Anche quando assumeva le posizioni più critiche, anche quando lanciava le sue provocazioni più scomode, ci costringeva a fare i conti con le nostre posizioni e a riflettere su quello che avevamo dato per scontato e scontato non era. Per accorgerci poi che, il più delle volte, aveva ragione lui.
Ho avuto il pregio di conoscerlo personalmente e di lavorare con lui per un breve periodo. Mi contattarono i suoi collaboratori perché mi avevano trovato in rete. Così, molto semplicemente e senza tante cerimonie. Difficile dire quanto sia stato onorato di questa opportunità, che in un certo senso, ha contribuito a orientare le mie scelte successive (dimissioni, libera professione ecc).
Oggi è un giorno triste per la rete italiana, ma soprattutto (scusate la nota un po’ egoistica) è un giorno tristissimo per me, perché Franco era diventato nel tempo uno dei miei punti di riferimento (ma forse lo era un po’ di tutti, credo). Oggi mi sento molto più solo, molto più indifeso e molto più incapace di capire quello che mi sta intorno.
Grazie Franco, per tutto.