Silvano Tagliagambe, filosofo della scienza, ha scritto una bella recensione del libro di Yochai Benkler “La ricchezza della rete. La produzione sociale trasforma il mercato e aumenta le libertà”. Interessante l’accostamento tra Thomas kunh e Etienne Weger.
Qualche cambiamento in arrivo nelle regole di design dei siti web: sembra che l’uso intensivo dei motori di ricerca e dei social media abbia cambiato le proporzioni ideali che nelle pagine web dovrebbero essere assegnate a navigazione, identità del sito e contenuti, sbilanciando la percentuale verso i primi a scapito degli ultimi. Lo afferma Jupiter research (via Punto informatico).
Tanto per rendersi ancora più simpatica, Microsoft crea il software che controllerà tutto quello che facciamo in ufficio, ci misurerà la pressione e calcolerà il nostro livello di appagamento. Questa si che è ua vera Killer application. Già ribattezzata “Grandissimo fratello” (via Visionpost).
Interessante l’ultimo post di di A. Mcaafe, dedicato all’uso operativo/meditativo degli strumenti collaborativi in azienda. Secondo Andrew, che cita il recente blog Trasparent Office, strumenti come i wiki sono usati oggi solo se entrano nel “flusso operativo” delle attività. In caso contrario le persone non li usano. Il problema, ovviamente è definire che cos’è “flusso operativo”. La soluzione di Andrew è abbastanza semplice: perché non fare entrare “a forza” i comportamenti collaborativi nel flusso quotidiano delle persone, magari inserendo la collaoraizone e l’uso degli strumenti tra gli obiettivi individuali? Una soluzone drastica, che dite?
E per finire in bellezza, facciamoci un giro sul blog italiano dedicato a ChucK Norris. Quando qualche anno fa, nella mia ingenuità mediatica, vedevo il famigerato telefilm “Walker Texas Ranger”, alle 8 di sera, inorridivo e mi dicevo che tutta quella violenza contrabbandata come semplice modalità di relazione tra gli esseri umani , quell’universo puerile fatto di cattivoni e difensori della egge non avrebbe portato nulla di buono e avrebbe corrotto le menti. Beh, fortunatamente mi sbagliavo: oltre un cerrto livello, la stupidità prodiuce i suoi anticorpi e le persone sono molto più consapvoli dei meccanismi narrativi usati dai media di quanto gli intelletuali siano disposti ad ammettere. Meno male.