Venerdì e sabato, assieme a Leuca, ho partecipato a Padova al Moodlemoot 2008, l’incontro periodico della comunità di sviuppatori e utilizzatori che si raccolgllie attorno alla piattarofma e-learning (open source) Moodle.
Non avevo particolari aspettative e proprio per questo l’evento mi è piaciuto moltissimo: tante persone simpatiche, tanta energia e tanti casi interessanti su cui riflettere.
Personalmente ero interessato all’utilizzo in ambito aziendale e di lifelong learning, a cui il convengo dedicava un’intera sessione: molto interesanti i casi di Aeronautica militare e delle comunità professionali in ambito agricolo (ve lo immaginate? ed è riuscito alla perfezione…).
Molto bello anche il caso di un’azienda manifatutriera che ha realizzato con Moodle un ambiente di autoapprendimento 2.0 (e parliamo di operai e tecnici di una piccola Impresa italiana, capito?). Ho seguito anche l’eseprienza di Moolde per i funzionari della P.A. (progetto Parsec) gestito dal Formez e raccontato (anche ) da Michela.
Qualche considerazione a caldo:
1) La gente non sa fare le slide
E ne ho avuto una triste conferma anche in questo caso: beccatevi questi esempi, rubati col telefonino
2) C’è voglia di intranet
Molti casi presentati in realtà erano esempi di utilizzo creativo di Moolde per realizzare, di fatto, intranet aziendali e sistemi di knowledge sharing. Altra prova che le persone si arrangiano, in genere, con quello che hanno, anche se non sanno dare un nome alle cose.
3) L’univeristà è un altra cosa
La maggior parte dei progetti erano legati all’università. In questo ambito, in genere, le cose hanno una spinta maggiore ed il motivo credo risieda non solo nell’età dei partecipanti quanto nel fatto che gli studenti tendono ad aggregarsi e ad usare più facilmente questi sistemi, credo, perché fanno parte di comnità di pratica già avviate e con una pratica molto solida che condividono (studiare e laurearsi) al contrario di altre comunità che fanno più fatica a trovare un’identità.
Inoltre in ambito universitario cominciano ad emergere figure organizzative (tutor, docenti, facilitatori) che sono in grado di gestire in modo adeguato il processo.
Ma, come è emerso anche al convengo, anche le università sono di fornte ad un guado e non tutti i docenti capiscono cosa significhi realmente portare in rete i processi didattici.
Ok, ora parto per l’umbria dove mi attendono due giorni di corso (sopravviverò?)
Ciao