Partiamo dal fatto che Facebook ha avuto, negli ultimi mesi, un’esplosione in Italia come poche altre applicazioni sociali.
I motivi sono vari e sono stati più volte sottolineati: dalla localizzazione in lingua italiana, che da noi è ancora un fattore determinante, alla presenza di applicazioni che gli permettono di cannibalizzare altri servizi in rete. In fondo,
come ha sottolineato anche Massimo Mantellini qualche giorno fa, Facebook è il social network più
completo: ogni tipo di attività di relazione, dalla pubblicazione di foto alla messaggistica istantanea è supportata e l’applicazione si avvia allegramente verso l’autosufficienza, cannibalizzando sulla sua strada ogni tipo di servizio specializzato, da Flickr a Twitter.
Personalmente mi è capitato recentemente di parlare con persone che mi dicevano :“si, beh, come su facebook”: con una disinvoltura tale da farmi quasi dimenticare che le stesse persone, qualche mese prima, mi avevano detto, quando avevo consigliato loro di iscriversi, cose come: “Facebook, ma che è sta minchiata?” . Le persone hanno la memoria corta, ma questo è un altro discorso.
Ora, sempre più spesso mi capita (e sono sicuro che capiti anche ad altri) di sentire citare Facebook come un’applicazione da prendere ad esempio per la costruzione dei social network interni. Se è l’applicazione più completa e pervasiva, perché allora non trarre ispirazione proprio da Facebook e dalle sue tante potenzialità per la costruzione dei social network interni?
In realtà il problema in questo tipo di ragionamento sta proprio nelle premesse che dovrebbero costituirne la forza: Facebook è un’applicazione che rischia di mandarci fuori strada proprio perché è eccessivamente caratterizzata. Insomma, è troppo completa, e in questa sua completezza non vi è alcuno spazio per pensare una progettazione che tenga conto delle reali esigenze di un’organizzazione.
Se prendessi la mia pagina su facebook e la guardassi in controluce chiedendomi: Quale di queste applicazioni potrei utilizzare dentro l’organizzazione x? La risposta sarebbe “ben poche”.
Davvero guardando questa pagina vi vengono suggestioni per applicazioni intranet?
Perché invece non provare a lasciare Facebook al suo destino – e ai suoi soddisfatti utilizzatori – e provare a impostare il discorso su altre basi, diametralmente opposte.
In poche parole non dobbiamo cercare l’applicazione più completa e che
non lascia scampo ma, al contrario, trovare qual è lo “scheletro” che fa da
minimo comune denominatore in *tutti* i social network e che, pertanto, può essere usato poi come matrice di riferimento per costruire il nostro (tanto per essere chiari, questo modello “a togliere” è esattamente quello usato da
Ning, che non a caso si propone come meta-social network)
Questo scheletro è dato, a mio modo di vedere, da tre componenti:
– Identità
– Relazioni
– Contenuti
Ogni social network che si rispetti, da Facebook a Myspace a Flickr e via dicendo è caratterizzato da una sapente miscela di queste tre componenti, declinate di volta in volta in modo diverso. Se ci pensate, potreste prendere ogni spazio social e scomporlo in questi tre elementi, guardando poi come giocano l’uno con l’altro all’interno dell’ambiente.
Potete prendere, che so, Google gruppi, Yahoo answers, Linkedin, Flickr e Slideshare, Anobii e Myspace e vedere, di volta in volta, quali contenuti e task sono abilitati, quali tipi di relazione, e soprattutto in che modo viene gestita l’identità digitale delle persone.
Ora, tutto questo è il sale della progettazione dei social network interni, e se mi chiedeste quale delle tre componenti sia la più rilevante vi risponderei senza esitazione: la prima.
L’identità è infatti il cardine e la base di qualsiasi progettazione di social network interni. E lo è perché le persone devono potersi riconoscere in un ambiente che valorizza il loro sapere, la loro professionalità, il loro talento, le loro passioni. Le persone non sono dei numeri o delle matricole la sfida di qualunque social netework è quella di scavalcare questa gestione burocratico-gerarchica dell’identità.
Lo schema di massima per la creazione dei social network interni diventa quindi qualcosa di simile a questo (guardate che vi sto facendo un regalone):
Se osservate bene, ho inserito gli oggetti “tipici” di ciascuna componente, provando a inserire anche degli esempi pere le intersezioni. Ora, quando progettiamo un social network interno, tenendo presente questo scheletro, quello che ci domanderemo non sarà: “Come facciamo a fare come Facebook”, ma sarà:
- Come gestiamo l’identità?
- Quali campi nel profilo sono adatti alla mia realtà aziendale?
- Come gestisco gli skill e li metto in relazione?
- Quali sistemi di reputation metto in piedi?
- Quali sono i contenuti-chiave attorno a cui ruotano le attività dell’organizzazione?
- Che tipo di gestione dei forum dovrò prevedere?
- Quali tipi di notifiche sono adatti alla mia realtà?
- Che tipo di relazioni voglio che siano abilitate dal sistema?
- Quali sono i task chiave che gli utenti devono fare per partecipare in modo produttivo?
- Quali voncoli mettiamo alle bacheche per premiare la collaboraizone?
E via dicendo.
Sono domande serie, che nascono solo nel momento in cui abbandoniamo le concrete realizzazioni che vediamo in giro (e che mai si adatteranno alla nostra specifica realtà), e proviamo a guardare le cose in modo più astratto.
Solo dopo questa “risalita” saremo un grado di scendere con un prodotto che sarà il “nostro” prodotto, e non lo scimmiottamento dell’ennesima moda del momento.