Il tema del microblogging in azienda in passato mi lasciava un po’ indifferente, perché non riuscivo proprio a dargli una collocazione operativa. Non riuscivo ad immaginarmelo. Sbagliavo. In realtà una collocazione ce l’ha, eccome.
Il microblogging (ovvero la possibilità di aggiornare il proprio status e fare sapere qualcosa in modo rapido a un gruppo di persone) è anzi, forse, il modo migliore per gestire l’insieme di conoscenze “fluide” e contestuali che attraversano quotidianamente le attività organizzative.
Fare domande ad un gruppo di colleghi, segnalare una risorsa al proprio team, condividere piccole esperienze a beneficio dei propri colleghi non sono altro che le attività che quotidianamente ciascun dipendente fa per conto suo in azienda. Queste tecnologie permettono di espandere al quadrato e di capitalizzare un’attività che è forse la più naturale per le persone in azienda (molto di più che caricare un documento e mettere dei metadati, ad esempio)
Il modello migliore che mi viene in mente in questo senso è, come ho già detto, Yahoo anwsers, oppure Stack overflow e non a caso uno dei casi più belli e funzionali che ho potuto vedere, quello della Sabre, si ispira proprio a questo tipo di modelli di microblogging. (Qui potete leggere il caso di studio della Sabre)
La mia idea che è queste cose possono funzionare alla grande, ma, rispetto ad un tool come Twitter, è necessario aggiungere una serie di funzionalità che permettono l’uso in modo appropriato all’interno del contesto lavorativo.
Ad esempio:
– Possibilità di condividere in modo differenziato. Se mando un messaggio devo poter sceglierlo se mandarlo a tutti, solo ai miei contatti, solo ai miei gruppi di lavoro, solo agli esperti della materia (se sono stati previsti), solo ad una persona in specifico (modalità Instant messaging)
– Commentabilità. Ogni domanda o post deve poter essere commentato (è il grande passaggio da Twitter e Friendfeed)
– Tag e categorie. Qui ci vengono in aiuto Yahoo answers e Stack overflow. Devo poter associare i post a categorie (Y. answers ) o tag (Stack overflow) in modo da creare una base di conoscenza in cui poi le persone possono pescare.
– Voti. Ogni risposta è votabile dai colleghi (pollicioni)
– Esperti. Ci si può candidare come esperti di una categoria o tag. A questo punto le domande o i post riguardanti quel tag o categoria verranno inviate di default alle persone, con un alert aggiuntivo.
C’è altro? Probabilmente si, siamo solo agli inizi. Mi in ogni caso le attività che questi sistemi sono destinati a supportare richiederanno comunque e sempre un impegno di personalizzazione relativamente alle singole organizzazioni (è il motivo per cui usare Twitter non è la scelta più indicata).
A supporto di quanto dico vi segnalo una serie di risorse molto interessanti sull’argomento
Twitter-like tools for enterprise. Un bellissimo articolo sull’inserimento di questi tool per gestire la conoscenza fluida. Quoto:
“internal microblogging allows people to talk about things that they can’t talk about externally. It’s potentially a form of catharsis. An interesting metric – on Twitter, 80% of traffic is social. On internal microblogging platforms, 80% is professional. That changes the way we need to think about these tools. There’s a need to separate the wheat from the chaff – how to balance the big talkers from the important talkers? One of the panellists reported that he stopped using twitter because the loudest and most verbose people used it; while more innovative/quiet people didn’t use it – quality vs quantity.”
Twitter on your intranet: 17 microblogging tools for business. Un bell’articolo di Dion Hinchcliffe sui motivi organizzativi e tecnologici per i quali è meglio installare una piattaforma all’interno, invece di usare un prodotto esterno. Inoltre Dion cita ben 17 prodotti che si possono utilizzare. Tra l’altro cita anche un prodotto open source, ovvero Laconica.
Anche Andrew McAfee dedica un post all’argomento, concentrandosi però sui vantaggi del “modello” twitter, mentre Gil Yehuda riconosce che a livello enterprise Twitter è davvero primitivo, e afferma con decisione che se vogliamo usare questi sistemi internamente i pattern di adozione sono molto più complessi e ci deve essere uno scopo organizzativo ben preciso. In ogni caso, come dice Oscar Berg, l’informazione ha bisogno fluire.
Finisco riproponendo il caso di Jitter, l’esperimento di microblogging di Janssen-Cilag australia e nuova Zelanda