In un interessante post il blog Intranet matter riporta un caso di studio relativo al fallimento di un progetto di blogging interno per i manager di un’azienda (non si sa molto di più). E’ molto interessante la lista di errori fatti in quell’occasione, perché ci dice molto sulla progettazione di queste iniziative e su quanto tali progetti procedano sempre su una lama di rasoio.
Ecco la lista degli errori evidenziati (leggete bene che c’è da ridere):
- presumere che il progetto funzionerà a prescindere (ehi, dopo tutto, è roba web 2.0…);
- predisporre un solo blog per tutti i manager aziendali (in modo da ostacolare il tratto personale del blog);
- permettere commenti anonimi dei dipendenti in un ambiente potenzialmente esplosivo;
- non rispondere ai temi negativi emergenti nei commenti critici (in modo da assicurarsi che riemergeranno ancora e ancora);
- non spiegare ai manager come usare lo strumento al meglio;
- dire ai manager che non è un problema si il settore Comunicazione scrive i post al posto loro (assicurandosi così perdita di spontaneità e autenticità);
- non cambiare rotta quando si vede che la cosa non funziona, ma lasciarla morire per conto proprio in silenzio (così da partire col piede giusto quando mai si penserà ad un’iniziativa analoga);
La lista fa abbastanza sorridere, se non fosse che è tutto vero. Aggiungo alla lista qualche altro errore basato sulla mia esperienza:
- pensare che il blog sia fatto di un post solo, o di una comunicazione all’anno;
- ragionare in termini di marketing, scrivendo cose con 600 punti esclamativi, minando la credibilità del tutto
- obbligare le persone a commentare (capita anche questo)
- selezionare i commenti e pubblicare solo quelli positivi
- pubblicare solo cose positive dell’azienda e non temi “caldi” o problematici.
Ecco – lo dico ai manager nostrani – se dovete fare un blog interno con queste premesse, potete anche evitarvi questa fatica. Sono blog, non pozioni magiche.