I venditori di un’azienda sono in genere tra le persone più difficili da coinvolgere in qualsiasi progetto di cooperazione, collaborazione o community. Sono in genere piuttosto sfuggenti, organizzativamente dispersi, mediamente opportunisti e, inesorabilmente, senza un attimo di tempo. Sono, è vero, gruppi professionali piuttosto omogenei, con competenze, problemi e richieste molto simili, ma questo in genere stenta a trasformarsi in reale opportunità: se una cosa non li interessa li vedrai la prima volta e poi spariranno sulle loro auto aziendali a caccia di nuovi contratti.
E così. E proprio per questo mi ha fatto piacere leggere del caso delle community di venditori in Sap, scritto dal loro organizzatore, Scott Lawley. Scott è partito proprio dai problemi che ho rapidamente evidenziato, per cercare di costruire qualcosa di realmente utile (chiamiamolo il network “che non lascia scampo”). E per realizzarlo si è mosso in modo diametralmente opposto all’approccio diciamo “classico”: invece di creare delle community per poi cercare di infilarci le persone a forza è partito dalle persone e dalla loro situazione reale, per cercare di costruire qualcosa che usasse la logica del network per risolvere problemi i loro reali problemi.
E quale era questa situazione reale? Scott lo spiega chiaramente: i venditori passano l’80% del loro tempo fuori ufficio e hanno come problemi principali quelli di trovare esperti internamente e di ottenere risposte rapide alle loro domande.
A partire da questa situazione Scott ha costruito un social network basato sui due assi principali:
– Mobilità: accesso tramite device mobili
– Expertize: mappatura degli esperti interni e criteri di filtro.
Molto interessante anche il modo in cui hanno definito che cos’è un “esperto”, e lo hanno fatto incrociando 7 parametri che vanno dall’affidabilità alla disponibilità dell'”esperto”.
Questo caso, grazie alla sua applicazione ad una popolazione “difficili”, mostra in modo cristallino qual è la strada da percorrere nel progettare community: adattare la logica e la potenza del network per risolvere problemi reali, portare il network “nel flusso” delle attività, partire dalle persone e non dalle nostre idee, spesso sbagliate, di come dovrebbero andare le cose.