Sta arrivando, sta arrivando, eccola che arriva…E’ arrivata.
E’ arrivata l’emorragia di senso delle cose, e ora chissà quando si rimarginerà. E io dovrò fare lunghe trasfusioni di affetto e progetti e fette di prosciutto per recuperare il mio tasso abituale di senso delle cose.
Ma per ora c’è l’emorragia. E tutto lentamente si tinge di grigia contingenza.
Il libro sta lì, aperto sul divano. Un libro senza risposte. La cucina nulla mi dice. Le cose da fare mi spingono, ma non mi attirano (non so se si capisce la differenza). Le donne…Presto, presto, un tampone metafisico per quest’emorragia di senso. Non c’è un filosofo in prima linea che mi possa aiutare? Che dica: “Presto intubiamolo per permettere al senso delle cose di affluire…” I miei sogni stanno qui davanti a me, ma non c’è nessuno che li sogni. I miei bisogni stanno lì, dietro di me, ma non c’è niente che li trasformi in desideri.
Insomma, l’emorragia di senso delle cose.
Datemi un senso, presto, anche usato, non importa. Di quelli buoni per tutte le occasioni, un proverbio, un motto, una massima biascicata mille volte. Datemi un bisturi per separare il brutto dal bello e il vero dal falso e il giusto dall’ingiusto. Datemi quacosa per distinguere le cose. Il mondo intero collassa su sé stesso, quando sparisce il senso delle cose. Il Mondo diventa un palloncino impazzito, e ora sta volando via.
Forse la mia anima è morta e il mio corpo la sta guardando dall’alto.
Dicono che sia questo che succede, quando se ne va il senso delle cose.