Io con la Rete ci lavoro. Io con la rete ci trovo il lavoro. Io con la Rete ho conosciuto la mia libertà. Oggi mi hanno detto che, grazie a un sito che ho aiutato a costruire oggi l’organizzazione che lo ha commissionato ha molti più clienti e ha snellito le sue procedure interne. Insomma, sono soddisfazioni.
La rete ha cambiato il destino di tante persone. Credevamo che fosse una specie di giochino, e forse lo è. Ma è un giochino coinvolgente. Anche la vita è un gioco, no? Non bisogna mai pensare di avere tutto sotto controllo, perché non è vero. Non bisogna mai avere la presunzione di distinguere tra lavoro, passioni, amori, routine, perché sono illusioni. Guardate la Rete: riuscite a venirne a capo?
Le cose si trasformano, sotto i nostri occhi e le cose migliori, anche nel lavoro, sono solo onde cavalcate bene. Sono cose giuste al momento giusto. Pianificare. Costruire mattone dopo mattone. Niente, niente di tutto questo si realizzerà. E lo sappiamo. I programmi sono fatti per non essere seguiti. Se c’è un insegnamento che questa grande conversazione permanente che chiamata “Rete” ci può dare è quello che dobbiamo stare tanquili, e farne semplicemente parte. E alla fine torneranno i conti, ma solo ala fine.
Il mio maestro di fluto traverso mi diceva: “non mettere te stesso tra lo strumento e la musica: la musica suona da sola”. Il mio maestro la sa lunga. Comunque, per non finire questo post insensato senza un qualche riferimento, vi segnalo il nodo “intertestualità“, tratto da un vecchio sito dedicato all’ipertesto. Il termine “intertestualità” è, come noto, di Julia Kristeva, che si riferiva a Bachitn, e lo trovo molto adatto parlando di Rete. Vi lascio il compito di assaporarlo.
A presto