Proviamo, dopo aver visto il modello di Jakobson, a fare un passo indietro per cercare di capire cosa c’è di insoddisfacente all’interno del modello che lui utilizza per identificare le funzioni del linguaggio. Ripeto ancora che l’utilizzo di Jakobson è finalizzato a circoscrivere la funzione poetica: in questo senso il modello di Shannon-Weaver è solo un pretesto. Aggiungiamo poi che l’utilizzo di Jakobson è particolarmente creativo, in questo caso, e capace di gettare una luce sull’utilizzo del linguaggio che sopravvive allo scheletro del modello.
Tuttavia, se guadiamo al modello stesso, vediamo alcune cose che, già ad un primo sguardo, non ci convincono. Innanzitutto è un modello unidirezionale: l’informazione viaggia in una sola direzione. Certo, può darsi il processo inverso, ma sarà una seconda istanza dello stesso modello, il quale agisce per sua natura usando un messaggio per volta.
Secondo problema: entra in causa l’idea di codice, concetto assai problematico se misurato con l’effettiva pratica comunicativa. Il codice, infatti, se vogliamo usare questo concetto, non è mai qualcosa che assomiglia al codice Morse. E’ piuttosto, per usare i riferimenti presenti nei commenti del post precedente, una “lebenswelt” o, dal punto di vista psicologico, una Gestalt, insomma un “tutto” che entra in gioco nell’interpretazione della “parte”. Il codice insomma, se c’è, è un codice “sporco”.
Terzo problema, legato strettamente al secondo: il modello è prettamente sintattico. Non ha a che vedere con i “significati”, ma solo con l’aspetto sintattico dei messaggi. Questo è fondamentale ed è, anzi, l’architrave del modello: i fondatori volevano isolare proprio l’aspetto sintattico, per poterlo così misurare. Paradossalmente è proprio in questo isolamento che troviamo la potenza del modello (infatti così è possibile parlare di “quantità di informazione” ovvero di BIT).
Quarto ed ultimo problema: l’informazione si genera alla fonte. È il mittente che decide cosa comunicare e tutto il problema successivo sarà di decodificare il messaggio originario in maniera opportuna.
Queste, le principali caratteristiche del modello. Non sputiamoci addosso. Le tecnologie di produzione dell’informazione si basano si questo Tuttavia abbiamo evidenziato rapidamente i punti critici per definire una corretta teoria della comunicazione che tenga anche conto dell’intreccio tra contenuto e relazione in rete. Nel prossimo post approfondiremo il tema della quantità dell’informazione e dei suoi pregi, e di come il modello possa e debba essere cambiato per rendere conto di una serie di fenomeni legati alla concreta pratica comunicativa.
Abbiate pazienza, questo è solo un blog…