Mentre ascolto l’ultimo Cammariere, ottimo e abbondante, in un tripudio di tromba, clarinetto, flauto e ritmica samba alle prese con il mio libercolo dopo una giornata passata ad Alcatraz con la testa bassa, non ancora sbronzo e in attesa della lezione che terrò domani, con la testa alta, alla LUISS (ehi, ho detto la LUISS, cioè quel posto della Confindustria dove si va per diventare giovani manager, cioè io, che vengo da *Trezzano sul Naviglio*, un posto che non vi consiglio), cioè mentre faccio tutto ciò mi pongo, sì, mi pongo delle domande. La stagista. Ovvero tesista. Ovvero ragazza. Ovvero trecce labbra musetto calze a srtisce colorate. Oggi mi ha *registrato* (ehi, ho detto registrato, cioè con il registratore) mentre, come un libro stampato, spiegavo il-nuovo-ruolo-della-comunicazione-in-azienda e le altre pippe che fanno molto cool. So che quando parto sono tosto. Molto tosto. Basterà? Mi guardava. Mi ascoltava. La guardavo. Ehi non sono uno sprovveduto: lo so che non basta. Ma volevo chidermelo ancora una volta, per rispondermi di no.