Spesso ci si è chiesti se il lettore sul web sia un vero lettore. Molto meno ci si è chiesti se lo scrittore sul web sia un vero scrittore. Il lettore salta, scorre, clicca, frantuma il testo e lo scompone, girovaga di qua e di là in barba a qualsiasi intenzione editoriale. Annusa più che leggere. Un vero rompicapo per lo scrittore online.
Scrittore? Sembra che quest’ultima nozione sia meno problematica: in fondo scrivendo sulla tastiera stiamo facendo un’operazione riconoscibile e nominabile. In realtà quando si parla di scrivere sul web sorgono altrettanti punti interrogativi. La scrittura sul web (e non intendo solo le pagine web, ma le mail, le chat, i post, ecc.) è vera scrittura? Il mio testo è un vero testo? O conserva tracce di qualcosa che con il testo nulla o poco ha a che vedere?
La questione è aggrovigliata per il fatto che il tema in questione non è tanto (o solo) tra scrittura su carta e scrittura online ma, più propriamente, tra oralità e scrittura. La scrittura sul web è una scrittura orale, o un oralità scritta, ed è per questo che le sue caratteristiche ci spiazzano e qualcosa non ci torna. E non è solo questione di stile, ma di strutturazione del pensiero.
Il tema delle culture dell’oralità e di quelle della scrittura è stato affrontato, in un epoca in cui ancora il web non esisteva, da Walter Ong nel il suo “Oralità e scrittura” (ed: Il mulino), probabilmente uno dei testi più importanti degli ultimi 20 anni. Non esagero. (approfondimenti qui, qui e qui).
Nel brillante capitolo sulla “psicodinamica dell’oralità” Ong elenca una serie di caratteristiche che differenziano Il pensiero orale (delle culture precedenti la scrittura) e il pensiero scritto.
In queste brillanti intuizioni ritroviamo, a mio parere, una serie di elementi che cominciano a farci capire qualcosa di più dell’enigma della scrittura on line. Paratattico, aggregativo, situazionale, agonistico: sono caratteristiche del testo web? No, sono innanzitutto caratteristiche delle culture orali, dove la parola è una fatto della vita, e si mescola con la vita stessa.
Quando parliamo di “comunità in rete” esprimiamo dunque qualcosa di più di una semplice metafora: in rete, attraverso i testi, le persone ritrovano una dimensione comunitaria che è propria delle culture orali. E il paradosso è che tutto questo viene fatto attraverso i testi, cosa che neanche Ong era riuscito ad immaginare, limitandosi a parlare “oralità secondaria” legata a Radio, televisione, word processor. Insomma, una comunicazione che ritrova le caratteristiche dell’oralità e del suo modo di strutturare il pensiero.