Quando una disciplina arriva ad un certo grado di maturità può succedere che l’insieme di modalità entro le quali i praticanti della disciplina hanno, più o meno, inconsapevolmente agito e che si sono formate nel tempo si cristallizzino e formino un corpus definito di regole e precetti meramente esteriori. Si entra nel regno del “si fa così” e, insomma, si forma un vero e proprio canone da seguire.
Ma proprio in quel momento questo insieme di regole rivela la sua interiore povertà e si offre al gioco infinito delle citazioni, delle riprese, degli stravolgimenti, delle variazioni. I processi creativi vivono in questa tensione tra codifica e improvvisazione, tra espresisone e citazione. tutto il movimento del postmoderno, solo per fare un esempio recente, è attraversato da questa tensione, ma ogni disciplina (pittura, musica) attraversa queste fasi di “riscrittura” delle regole attraverso il loro uso ironico.
Per questo non mi stupisco che una delle più “codificate” regole del web writing, ovvero quel: “Non scrivere “clicca qui” nei link”, diventi quasi un gioco, un vezzo, una citazione “dotta” all’interno di un testo web professionale.
E’ ovvio che a Punto informatico sanno il fatto loro (e io, come sapete attingo quotidianamente a piene mani a questo serbatoio di innovazione, anche stilistica). Proprio per questo vedo in questa operazione un sottile slittamento, il segno inconfondibile che qualche regola comincia ad essere un po’ troppo “regola” per muovercisi liberamente. E allora diventa l’occasione di una sua ironica rievocazione. E’ il postmoderno, baby…